Giugno è un mese di passaggio.

Una breccia nelle vostre intelligenze. Livido, seduto all’angolo di qualche strada, è un secolo che il mio senso della famiglia arrugginisce all’ombra di un portone lontano, distante, come divorato da piccoli roditori instancabili. Come scomparso. La storia è il corpo in avanzato stato di decomposizione che attraversa il corridoio dall’altra parte dello stabilimento. La storia è quella di una guerra farmaceutica per la conquista dei cervelli e delle speranze. Gli esperti di liberazione e frottole tentano con ogni mezzo di scongiurare la pandemia, ma l’attacco ha sortito il suo effetto. In poco più di due mesi il numero dei feriti e dei cadaveri è cresciuto oltre ogni aspettativa. Io rimango immobile e attendo il mio turno. La prossima settimana saremo tutti avviati al più vasto processo di rianimazione e canalizzazione etico-occupazionale degli ultimi tre secoli. Nessun medico e nessun coprifuoco. Nessuna Babele dagli occhi a mandorla. Tutto rigorosamente fatto in casa.

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