Io amaro mare del sud
confino a nord col piacere,
ancora più a sud con l’odore,
a est con la salsedine e
a ovest col paradiso di limoni,
e l’agrumeto della mia infanzia
dove andavamo a misurarci il pisello,
e a guardare i primi giornaletti porno.
E adesso.
Adesso, a est c’è questo grosso cazzo a forma di cannone che fronteggia l’orizzonte languido da cui arrivano barconi carichi di fame, e storie, e speranze, e morti secchi al sole.
E alcuni giù nella profondità dell’abisso.
A nord c’è la befana svizzera col carbone. Forse abbiamo fatto i cattivi, forse abbiamo sbagliato qualcosa, forse abbiamo continuato a guardarci il cazzo mentre qualcuno decideva per noi
Chi può dirlo!?
A sud non c’è speranza, c’è una stretta lingua di asfalto che collega Taranto al nulla, l’Ilva alla liquilchimica, la liquilchimica all’inceneritore di Gioia Tauro, le nostre pugnette alle seghe di mezzo meridione.
E smettiamola coi briganti:
il passato è passato,
ho un presente che è dio e fa la ciminiera.
Mentre penso a Milazzo
che fa rima con cazzo
che non sapevo cosa scrivere quindi ho usato questo stratagemma:
la rima, per l’appunto.
Abbiamo perso pure la fantasia nella Città delle sole
mentre Suonato Campanella ride alle nostre spalle
E scappa a scrivere altre storie
Mentre si estingue l’ultima fenice
E le pecore fanno i lupi
E i lupi fanno le pecore
e ti prego, ti supplico, signore delle bugie, fa’ che anche questa volta io possa sentire la sveglia.