Morto un poeta se ne fa un altro.
Non c’è niente da ridere:
siamo concime.
Impressionato un poeta si passa all’altro:
siamo carta carbone.
Dimenticato un poeta ne rimane un altro:
siamo usa e getta .
Costruito un poeta se ne consuma un altro:
siamo merce a scadenza.
Santificato un poeta è bello pisciarci,
sul poeta.
I poeti fanno schifo e puzzano
le poetesse battono all’angolo delle strade
i poetucoli continuano a prenderci per i fondelli.
La madre dei poeti è sempre incinta.
Gli operai stanno in fabbrica e non hanno il tempo di scrivere poesie.
Le fabbriche non producono poesie
le poesie non raccontano fabbriche
le favole non raccontano gli operai.
È tutto scientemente al contrario.
Parliamo col culo
scriviamo coi piedi
ci amiamo a livello corticale dimenticandoci del ruolo fondamentale dell’ippocampo nei processi di accoppiamento.
Mentre un migliaio di apparecchi elettronici scandiscono i nostri amplessi
avvolgono i nostri orgasmi
portano a pisciare il cane
coccolano i nostri figli
cucinano i nostri appetiti
raccontano minoranze sacrificate al libero mercato.
Cervelli spappolati da Dan Brown
Osho
Oriana Fallaci
l’ultimo libro di Umberto Eco
Bruno Vespa e Roberto Saviano.
Non vedrete mai un poeta sotto scorta
Al poeta non frega nulla dei vostri applausi.
Il poeta è Don Chisciotte:
vecchio, pazzo e fiero.
Il capitano Achab
alla disperata ricerca del verso perfetto:
la balena bianca, la perdita del sé.
Il principio che riporta indietro il masso e Sìsifo insieme
il motivo che ti spinge a spingere.
Senza freni in discesa
col vento contro in salita.
Marco Pantani
la prima sega
la prima ruga
l’ultimo verso.